domenica 15 dicembre 2013
lunedì 2 dicembre 2013
Lafayette Park
Il
complesso residenziale di Lafayette park, ad opera di Ludwig Mies Van
Der Rohe e Ludwig Hilberseimer, rappresenta un emblematico
riferimento teorico e progettuale per i temi legati alle forme degli
insediamenti, questioni per molti anni abbandonate dalla ricerca
architettonica e urbana. L’inizio dei lavori risale al 1956 su un
terreno di 19 ettari destinati ad un complesso di appartamenti e di
cooperative. L’ intero sistema nasce in aree occupate da quartieri
degradati, slums; questo attesta che il progetto nasce da un’
attenta analisi che prende in considerazione problematiche sociali,
architettoniche e funzionali. Le due personalità che hanno
collaborato al progetto hanno mostrato capacità e approcci
complementari tra loro, rendendo possibile un complesso apportatore
di riqualificazione per la città stessa. Hilberseimer si concentra
sul tema della città e le problematiche che ne derivano,
sperimentando modelli per la nuova città, altre prerogative della
ricerca di Hilberseimer, erano la ricerca dei minimi spazi necessari
per l’abitazione e lo sguardo particolarmente rivolto alla
esposizione dell’edificio: gli edifici di Hilberseimer sono
concepiti per sfruttare al massimo la luce naturale e per favorire
una buona regolazione del microclima all’interno delle abitazioni.
(Non a caso il 21 dicembre, solstizio d’ inverno, è definito
Hilb’s day). Mies invece contribuisce all’ aspetto morfologico
dell’opera, conferendo la forma esatta dell’ architettura,
secondo l’ operazione di ordine
(tra
le varie parti della città) secondo cui si dispongono le cose nel
posto che corrisponde alla propria natura. La capacità di Mies era
quella di passare dall’ idea alla realizzazione basandosi sui
principi di essenzialità
e
generalità,
ritenute
da lui i principi di base da cui partire per poi variare e
perfezionare le idee. Tali principi mostrano un’ etica
architettonica che nella nostra contemporaneità sembra scomparire;
il valore sociale dell’architettura sta facendo spazio alla
“scenografia” dell’architettura che va a sopprimere la tensione
ideale
dell’ architettura, grazie alla quale si possono intendere i
principi della composizione.
Il
complesso residenziale comprende tre tipologie di abitazioni:
- Case ad un piano (a patio o a schiera)
- Case a due piani a schiera
- Appartamenti in edifici alti
1.
2.
3.
Le
destinazioni d’uso del parco erano molteplici: abitazioni, uffici,
ma attraverso l’uso della curtain wall queste funzioni diverse non
vengono mostrate.
L’
edilizia popolare di Mies, in questo caso può essere definita un
“anti-siedlungen” ove nelle case a basso costo considera la
dimensione umana.
Il
sistema è costruito grazie allo studio della “unità residenziale”
intesa come parte elementare, ripetibile all’interno della città.
Per Mies fare architettura significa ordinare le cose in se stesse e
nelle loro relazioni. La parola ordine
in quel periodo storico era ritenuta un principio scomodo e
reazionari, in realtà la parola ordine
richiede
capacità intellettiva e responsabilità, per cui è un principio del
tutto rivoluzionario.
Una
delle caratteristiche che definiscono l’opera di Ludwig Mies Van
Der Rohe è quella del suo particolare interesse al luogo, al
contesto urbano e soprattutto al paesaggio: Mies unisce assieme i
principi paesaggistici del ricovero e della vista, con i principi del
disegno urbano per la definizione del luogo, separazione degli
elementi e integrazione coi dintorni e l’ambiente.
Da
questa ricerca deriva la capacità di mettere in evidenza il
patrimonio naturale della città stessa, affrontando il patrimonio
naturale con un alta espressione, facendo dominare il linguaggio
della natura su quello architettonico: gioco di trasparenze e
superfici riflettenti che moltiplicano la natura.
I
principi compositivi di Mies sono tutti presenti all’interno del
parco Lafayette, concepito come un grande parco centrale con una rete
di sentieri per passeggiate, con una composizione sfalsata degli
edifici che già aveva proposta per il progetto per il campus a
Chicago. L’obiettivo del parco era quello di riuscire a raggiungere
una “Venustas a basso costo”, fenomeno che in Italia non ha avuto
la stessa dinamica.
Mies
nei suoi progetti non ha mai considerato di progettare secondo una
grandezza conforme: eliminare il superfluo dall’edificio, cosicchè
la fabbrica avrà la sua quota di universalità.
Il
modello di città di Hilberseimer, è basato sulla
sovrapposizionedelle funzioni entro un organismo edilizio complesso
che integra edifici e infrastrutture, è come se due città fossero
poste l’unasull’altra: sopra la città residenziale con il suo
traffico pedonale, sotto la città degli affari con il suo traffico
veicolare.
Allo
schema organizzativo Hilberseimer non affianca esempi
contestualizzati perchè, a suogiudizio, la proposta richiede una
differente declinazione in ragione del luogo dove verrà applicata.
Inoltre,
i suoi studi costituiscono uno straordinario patrimonio di
sperimentazione di una idea di città pienamente evoluta costruita
sul rapporto con il proprio tempo, espressione del carattere, delle
aspirazioni spirituali e delle esigenze materiali della società
contemporanea. I progetti editi ed inediti qui raccolti mostrano
specifici tentativi di trasformazione della città attraverso
l'analisi e la modificazione delle sue parti e dei suoi elementi.
Ma
forse la cosa più straordinaria di Lafayette Park è il modo in cui
gira la saggezza convenzionale di oggi sulla pianificazione sulla sua
testa. Lo sviluppo cesoie fuori dalla griglia di base strada, e
personifica concetto di Le Corbusier della Città Radiant, una serie
di alti grattacieli in mezzo a parchi abbondanti in gran parte
isolato da strade. E 'una questione fondamentale della fede in questi
giorni che queste sono tutte le idee terribili, ma a Lafayette Park,
hanno lavorato, e hanno continuato a lavorare per mezzo secolo. Via
Planetizen, ecco un grande articolo del Detroit Free Press per la sua
critica di architettura Giovanni Gallagher che racconta la storia.
Quello che oggi è chiamato il Mies van der Rohe Quartiere
residenziale è quotata al Registro Nazionale dei luoghi storici.
Superblocchi
di grattacieli e gruppi identici di case a schiera distinguono dalla
griglia urbana della città, Lafayette Park, il primo progetto di
riqualificazione urbana a Detroit, ove era forte la presenza della
classe operaia e dove si è riuscito a trovare un giusto compromesso
tra l’edilizia operaia e complesso residenziale, considerando la
vera natura del luogo su cui sono intervenuti.
Markies-Built to Move la mutevolezza dello spazio
Progetto realizzato per il concorso “Temporary Housing” del 1986. Ispirato al paravento pieghevole di Charles e Ray Eames, s’inserisce nella questione: “piegare e spiegare, per risparmiare spazio e facilitare il trasporto”. Bohtlingk presentò una struttura simile a una roulotte con le due pareti laterali pieghevoli che, ruotando per un quarto di circonferenza, triplicano la superficie del pavimento e quella della copertura tramite un sistema a ventaglio. Si ottiene, così, una tripartizione degli ambiti: al centro una zona giorno con i servizi e lo spazio attrezzato a pranzo, da un lato la zona notte con copertura opaca e la possibilità di estrarre quattro letti, e dall’altro, il soggiorno con copertura trasparente che può essere lasciata aperta e fungere da porticato. Markies nasce con l’idea di un caravan che, arrivato a destinazione, si espande e, quasi come un parassita, invade lo spazio conformando una vera e propria casa.
“Costruito per spostarsi” è il tema fondante di tutta l’opera dell'architetto olandese Eduard Böhtlingk. Nella sua architettura l'intero concetto di "abitazione" sembra non andare nella direzione della stabilità e della permanenza, ma piuttosto verso la mobilità e mutevolezza dello spazio dell‘abitare: ci vengono in mente il multi-funzionalismo e le famiglie moderne, sempre in rapida evoluzione anche grazie al cambiamento delle condizioni di vita e al progresso tecnologico del secolo scorso che ha fatto si che questo tipo di innovazione sia sempre più importante nella nostra vita. Già nel passato grandi architetti, tra cui Frank Lloyd Wright, Charles e Ray Eames e Ludwig Mies van der Rohe, misero in discussione l'idea di architettura domestica, definendola come un qualcosa di non necessariamente monolitico e fisso, ma in continuo movimento insieme all’uomo che l’abita. Allo stesso tema si dedicò, poi, il Design anticipando e promuovendo i futuri stili di vita in movimento. In questo spirito vivace, detto "Living in Motion“, le caratteristiche degli oggetti ci aiutano nel trasporto degli stessi in tutto il mondo: ricordiamo Joe Colombo con la sua “Mini Kitchen”, dove tutti gli oggetti da cucina erano su ruote come il frigorifero, i fornelli, o l’apriscatole, fino ad arrivare ai giorni nostri dove le abitazioni sono portatili. Un capostipite in tal senso è, per l’appunto, Böhtlingk con i Markies in cui i mobili e le apparecchiature si piegano, si smontano, si possono combinare: si tratta essenzialmente di un caravan mobile che occupa la superficie di nove metri quadrati.
Sulla strada Markies misura 2,20x4,40m; una volta arrivati a destinazione la sua superficie può essere triplicata in pochi secondi grazie ai suoi due lati apribili tramite un sistema elettrico. Entrambe le pareti laterali possono essere piegate verso il basso. Lo spazio è, quindi, diviso in tre zone: al centro vi è la cucina, con sala da pranzo e wc, da un lato il soggiorno con la sua cupola trasparente, che nella bella stagione funge anche da terrazza quando la tenda si alza, e dall’altro la camera da letto, che può essere divisa in unità più piccole, è coperto da una tenda opaca. Questo principio, il cui scopo principale è quello di risparmiare spazio e facilitare il trasporto, è figlio del paravento ideato da Charles e Ray Eames, ordinato da schemi di partizione tradizionale, ma inserito all’interno di un Caravan.
“Costruito per spostarsi” è il tema fondante di tutta l’opera dell'architetto olandese Eduard Böhtlingk. Nella sua architettura l'intero concetto di "abitazione" sembra non andare nella direzione della stabilità e della permanenza, ma piuttosto verso la mobilità e mutevolezza dello spazio dell‘abitare: ci vengono in mente il multi-funzionalismo e le famiglie moderne, sempre in rapida evoluzione anche grazie al cambiamento delle condizioni di vita e al progresso tecnologico del secolo scorso che ha fatto si che questo tipo di innovazione sia sempre più importante nella nostra vita. Già nel passato grandi architetti, tra cui Frank Lloyd Wright, Charles e Ray Eames e Ludwig Mies van der Rohe, misero in discussione l'idea di architettura domestica, definendola come un qualcosa di non necessariamente monolitico e fisso, ma in continuo movimento insieme all’uomo che l’abita. Allo stesso tema si dedicò, poi, il Design anticipando e promuovendo i futuri stili di vita in movimento. In questo spirito vivace, detto "Living in Motion“, le caratteristiche degli oggetti ci aiutano nel trasporto degli stessi in tutto il mondo: ricordiamo Joe Colombo con la sua “Mini Kitchen”, dove tutti gli oggetti da cucina erano su ruote come il frigorifero, i fornelli, o l’apriscatole, fino ad arrivare ai giorni nostri dove le abitazioni sono portatili. Un capostipite in tal senso è, per l’appunto, Böhtlingk con i Markies in cui i mobili e le apparecchiature si piegano, si smontano, si possono combinare: si tratta essenzialmente di un caravan mobile che occupa la superficie di nove metri quadrati.
Sulla strada Markies misura 2,20x4,40m; una volta arrivati a destinazione la sua superficie può essere triplicata in pochi secondi grazie ai suoi due lati apribili tramite un sistema elettrico. Entrambe le pareti laterali possono essere piegate verso il basso. Lo spazio è, quindi, diviso in tre zone: al centro vi è la cucina, con sala da pranzo e wc, da un lato il soggiorno con la sua cupola trasparente, che nella bella stagione funge anche da terrazza quando la tenda si alza, e dall’altro la camera da letto, che può essere divisa in unità più piccole, è coperto da una tenda opaca. Questo principio, il cui scopo principale è quello di risparmiare spazio e facilitare il trasporto, è figlio del paravento ideato da Charles e Ray Eames, ordinato da schemi di partizione tradizionale, ma inserito all’interno di un Caravan.
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